I 27 concorrenti al Premio Strega, edizione 2017 (dei 27 titoli concorrenti, i 12 selezionati come finalisti sono evidenziati in verde) Clicca sui titoli per leggere un breve riassunto della trama dei libri (tratto da Amazon Italia) I libri sono presentati nello stesso ordine (alfabetico) in cui sono elencati sul sito del Premio Strega Domande? Scrivete
1. Teresa Ciabatti, “La più amata” (Mondadori)
Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quarantaquattro anni e non trovo pace. Voglio scoprire perché sono questo tipo di adulto, deve esserci un'origine, ricordo, collego. Deve essere successo qualcosa. Qualcuno mi ha fatto del male. Ricordo, collego, invento.
Cosa ha generato questa donna incompiuta? 2. Paolo Cognetti, “Le otto montagne” (Einaudi)
La montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all'altro, silenzio, tempo e misura. Lo sa bene Paolo Cognetti, che tra una vetta e una baita ambienta questo potentissimo romanzo. Una storia di amicizia tra due ragazzi - e poi due uomini - cosí diversi da assomigliarsi, un viaggio avventuroso e spirituale fatto di fughe e tentativi di ritorno, alla continua ricerca di una strada per riconoscersi. «Si può dire che abbia cominciato a scrivere questa storia quand'ero bambino, perché è una storia che mi appartiene quanto mi appartengono i miei stessi ricordi. In questi anni, quando mi chiedevano di cosa parla, rispondevo sempre: di due amici e una montagna. Sí, parla proprio di questo». (Paolo Cognetti)
Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po' scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, e farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l'orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia. Quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà tutte le estati in quel luogo «chiuso a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l'accesso» ma attraversato da un torrente che lo incanta dal primo momento. E lí, ad aspettarlo, c'è Bruno, capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole: ha la sua stessa età ma invece di essere in vacanza si occupa del pascolo delle vacche. Iniziano cosí estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri piú aspri. Sono anche gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, «la cosa piú simile a un'educazione che abbia ricevuto da lui». Perché la montagna è un sapere, un vero e proprio modo di respirare, e sarà il suo lascito piú vero: «Eccola lí, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino». Un'eredità che dopo tanti anni lo riavvicinerà a Bruno. Paolo Cognetti, uno degli scrittori piú apprezzati dalla critica e amati dai lettori, entra nel catalogo Einaudi con un libro magnetico e adulto, che esplora i rapporti accidentati ma granitici, la possibilità di imparare e la ricerca del nostro posto nel mondo. 3. Domenico Dara, “Appunti di meccanica celeste” (Nutrimenti)
Girifalco, Calabria. Sette personaggi si trovano a vivere un momento di sospensione della loro vita, una fase in cui la loro esistenza sembra essere arrivata a un vicolo cieco. La mattina dopo san Lorenzo, notte delle stelle, arriva a Girifalco un circo. Non è di quelli che si fermano di tanto in tanto; è una carovana avvolta da un’aura incantata, un corteo sfavillante di elefanti e domatori, trapezisti, lanciatori di coltelli e illusionisti. La novità scuote la gente ed eccita gli animi, e cambierà per sempre le sorti dei sette protagonisti del romanzo. Domenico Dara torna nel luogo del suo fortunato esordio – la Girifalco di Breve trattato sulle coincidenze, paese reale e insieme suggestiva Macondo magnogreca – per raccontare una storia di destini sovvertiti e miracoli terreni, una fiaba letteraria che invita a guardare la realtà oltre le comuni apparenze. 4. Anna Giurickovic Dato, “La figlia femmina” (Fazi)
Sensuale come una moderna Lolita, ambiguo come un romanzo di Moravia, La figlia femmina è il duro e sorprendente romanzo d’esordio della giovane scrittrice Anna Giurickovic Dato. 5. Giorgio Dell’Arti, “Bibbia pagana” (Cliché)
"Bibbia pagana" è la mitologia in forma di romanzo. Invece di sviluppare il racconto attraverso tante storie indipendenti una dall'altra e che hanno per protagonisti una volta Zeus, un'altra Afrodite o Ulisse, Giorgio Dell'Arti si cimenta in un'impresa mai tentata prima da nessuno: assemblare in un vero romanzo - che ha un inizio, uno sviluppo e una fine - i vari miti. Il risultato è un racconto forte, scritto in un linguaggio completamente nuovo per la letteratura italiana, popolare e colto insieme, e una narrazione incontenibile, complessa ma anche immediata come tutti i miti, piena di luci e colori, che descrive una società primitiva, selvaggia e bellicosa, in cui gli dèi e gli uomini si mescolano tra di loro, combattendo e facendo l'amore. Si comincia in un'epoca lontanissima, in cui non sono ancora stati scoperti né il grano né il vino, e in cui si praticano ancora i sacrifici umani nella convinzione che il sangue delle vittime sia utile per fertilizzare i campi. E si finisce in una notte di 3500 anni fa, quando Elena e Paride, di nascosto, fuggono dal palazzo di re Menelao. 6. Marco Ferrante, “Gin tonic a occhi chiusi” (Giunti)
Non c'è niente che dia più soddisfazione a Elsa Misiano di raccogliere con un pretesto tutto il personale di servizio di cui dispone: per questo un paio di volte l'anno riunisce l'intera famiglia per un festeggiamento in grande stile. Sessantacinque anni, tendenza alla pinguedine, capace amministratrice di una rendita robusta, moglie di un importante avvocato fanatico di Porsche e ideologo di barche, ha cresciuto i tre figli maschi nello spirito di una (mal)sana competizione: Gianni, primogenito e fiscalista di grido, colpevole di aver sposato una provinciale di sinistra; Paolo, deputato quarantenne in attesa del quarto figlio, perplesso portavoce di una donchisciottesca campagna contro l’energia eolica; e infine Ranieri, il prediletto della madre, giornalista conformista, furbetto, frivolo, fortunato, considerato dagli altri due – unanimi – uno stronzo. Ma quando Gianni viene chiamato in TV per chiarire i suoi rapporti con un imprenditore arrestato per corruzione, frode fiscale e associazione per delinquere, i consigli (e i preziosi contatti) dell’odiato Ranieri gli diverranno indispensabili. Per non parlare del povero Paolo, che di lì a poco si ritroverà invischiato in un’imbarazzante liaison con una ragazzotta "in odore di meretricio", a cui incautamente ha donato una collana di Bulgari. Su uno sfondo di case costose e ben arredate, Martini al Plaza, scandaletti politici, pettegolezzi, colpi bassi e molta ipocrisia, i Misiano condurranno il lettore in luoghi dove a governare con grande nonchalance è un vuoto spettrale. Un romanzo dall'ironia affilata e implacabile, che racconta il punto di congiunzione tra una titubante e disorientata borghesia e la politica, in una Roma bellissima eppure irrimediabilmente in via di decomposizione, un mondo nel quale saper preparare un gin tonic a occhi chiusi è, al tempo stesso, un vacuo slogan, un collaudato gesto di seduzione e anche un inutile e inconsapevole passo di danza su un abisso che non si vede, ma forse c’è. Torna all'inizio 7. Silvana Grasso, “Solo se c’è la luna” (Marsilio)
Il manovale Girolamo, dopo trent'anni d'America, dove ha imparato marketìnghi e bisinès, torna in Sicilia, primi anni Cinquanta, col nuovo nome americano di Gerri. Nel suo paese arretrato, dove ancora si usa la cenere per lavare e lavarsi, fonda una gigantesca fabbrica, stile americano, di sapone e saponette, la Gerri Soap, che esporta, con grande successo economico e d'immagine, i suoi prodotti in tutta Italia. L'America, che ha fatto di lui un imprenditore, gli ha insegnato le strategie di mercato, di comando, sempre e comunque, perché, quando si è padroni, non esiste il torto, ma solo la ragione. Da uno sciagurato matrimonio con una ragazza che trascorre il tempo a intagliare volti e corpi sul legno, nasce Luna, minuta quanto un coniglietto, per di più con una rarissima malattia che la costringe a vivere al buio, solo se ce la Luna, perché il Sole ucciderebbe le sue tenere carni. Per farle compagnia, e soprattutto prenderne le distanze, Gerri le "compra" una quasi sorella, Gioiella, figlia di una sua operaia, ragazza madre, che vuol vivere, anche lei, col suo nuovo amore il sogno americano. Gioiella cresce con una spaventosa bellezza bruna e sensuale, ma è chiusa, scontrosa, ostile a ogni avventura sessuale o sentimentale. Nel frattempo, nella grande villa, Luna studia, legge avidamente poeti e scrittori, nell'illusione di conoscerlo quel mondo che non conoscerà mai nelle geografie dei luoghi, finché a 16 anni non le basta più innamorarsi di uomini scolpiti nel marmo o nei versi dei poeti: vuole un maschio vero, di carne vera. Non sa, però, che la quasi sorella prova per lei un sentimento d'attrazione sessuale devastante, contro cui nulla può la volontà o la preghiera. Con la potenza di un'immaginazione sgargiante e l'estro di una lingua febbrile, Silvana Grasso racconta lo scontro tra la natura e il moderno nella scena mediterranea di una Sicilia marina e assolata obbligata a piegarsi al primato notturno, per costringerci a ripercorrere il percorso della metamorfosi del mondo nella storia e a ritrovare le tracce di quel destino fatale che - nonostante ogni sforzo di sfuggirgli alla ricerca di un futuro migliore - resiste vitale, luminoso e feroce. 8. Davide Grittani, “E invece io” (Robin)
Alberto Arioli è un uomo all'equatore della vita, stagione in cui "le buone maniere, le condotte politically-correct e le prudenze strategiche fanno posto all'istinto di conservazione". Ed è, appunto, per spirito di sopravvivenza, che accetta un'emigrazione al contrario, dalla Lombardia alla Puglia; che si mette alle spalle la borghesia malandata a cui appartiene; che si fa bastare un giornale in cui si respira il disagio di una professione che ha smarrito il proprio senso. Ma per il compleanno Alberto non scende a compromessi, per il suo "cinquantesimo" si regala un viaggio lungo un mese, in America del Sud. Un viaggio che diventa tragitto dentro se stesso, e sentiero contro ciò che aveva creduto potesse bastargli. Sullo sfondo di questo romanzo, la controfigura di due movimenti che descrivono ironicamente il vuoto in cui langue la politica: da una parte il Partito dei Demiurghi, e dall'altra Federazione Illuminata, che assolvono i propri doveri ricorrendo all'abitudine più diffusa nella provincia italiana: l'esercizio della calunnia. 9. Wanda Marasco, “La compagnia delle anime finte” (Neri Pozza)
Dalla collina di Capodimonte, la "Posillipo povera", Rosa guarda Napoli e parla al corpo di Vincenzina, la madre morta. Le parla per riparare al guasto che le ha unite oltre il legame di sangue e ha marchiato irrimediabilmente la vita di entrambe. Immergendosi "nelle viscere di un purgatorio pubblico e privato", Rosa rivive la storia di sua madre: l'infanzia povera in un'arida campagna alle porte della città; l’incontro, tra le macerie del dopoguerra, con Rafele, il suo futuro padre, erede di un casato recluso nella cupa vastità di un grande appartamento in via Duomo; il prestito a usura praticato nel formicolante intrico dei vicoli, dove il rumore dei mercati e della violenza sembra appartenere a un furore cosmico. È una narrazione di soprusi subìti e inferti, di fragilità e di ferocia. Ed è la messinscena corale di molte altre storie, di "anime finte" che popolano i vicoli e, come attori di un medesimo dramma, entrano sulla ribalta della memoria: Annarella, amica e demone dell'infanzia e dell'adolescenza, Emilia, la ragazzina che "ride a scroscio" e torna un giorno dal bosco con le gambe insanguinate, il maestro Nunziata, utopico e incandescente, Mariomaria, "la creatura che ha dentro di sé una preghiera rovesciata", Iolanda, la sorella "bella e stupetiata"… "Anime finte" che, nelle profondità ipogee di una città millenaria, attendono, come Vincenzina e come la stessa Rosa, una riparazione. Arriverà, sorprendente e inaspettata, nelle pagine finali del libro ad accomunare madre e figlia in un medesimo destino. Dopo l’acclamato Il genio dell’abbandono, Marasco torna a raccontare Napoli e i segreti della sua commedia umana con un romanzo dalla lingua potente e poetica, così materica e allo stesso tempo così indomitamente sottile.
(Non disponibile su Amazon prima del 20 aprile 2017. Foto e testo tratti dal sito Mondadori editore) 10. Chiara Marchelli, “Le notti blu” (Perrone)
Tutti crediamo di conoscere le persone che amiamo: Larissa e Michele si conoscono da una vita, così come pensano di conoscere Mirko, il figlio che lascia gli Stati Uniti, dove è nato, per vivere in Italia e sposare Caterina. Un colpo di fulmine che non hanno mai approvato pienamente. Larissa e Michele sono sposati da oltre trent'anni, vivono a New York, hanno una vita agiata e hanno saputo costruire un rapporto solido, basato sulla cura reciproca, sulle piccole e generose attenzioni e sulle affettuose abitudini della loro quotidianità. "Le notti blu" racconta, come una sorta di lastra a raggi X, il matrimonio di Larissa e Michele e la loro vita che sembra normalissima, se non fosse per un dolore tremendo che accompagna, e regola, le loro esistenze. È una notizia dall'Italia a rompere l'equilibrio che la coppia ha faticosamente costruito. 11. Gian Domenico Mazzocato, “Il castrato di Vivaldi” (Biblioteca dei Leoni)
Angelo Sugamosto nasce il primo ottobre 1720 in un poverissimo Polesine. Nel coro parrocchiale si distingue per la purezza della voce e il prete convince la famiglia a farlo castrare. È l'inizio di un'avventura che spesso finiva in tragedia. La mortalità tra i bambini sottoposti alla brutale operazione era altissima. Angelo sopravvive e ha fama e celebrità. Su di lui, dopo la morte, scese una smemoria secolare che questo romanzo dirada. Il narratore moderno acquista una crosta in un mercatino dell'antiquariato. Si lascia aggredire dal mistero che avvolge la persona che vi è ritratta e l'indagine diventerà un assillo. Alla fine conoscerà il "suo" castrato con il movimento di un romanzo poliziesco. Se si esclude una novella di Balzac, Sarrasine, mai il tema del castratismo, prima del romanzo di Gian Domenico Mazzocato, era stato affrontato dalla narrativa europea. Di questo fenomeno che attraversa i secoli e giunge fin quasi ai nostri giorni (possediamo, in registrazione, la voce dell'ultimo castrato della cappella Sistina) si conosce pochissimo. Angelo Sugamosto vive a Venezia, Parigi, Londra. Conosce Vivaldi, Goldoni, Händel, Casanova e il divino Farinelli, il castrato più famoso. Ha infinite amanti. I castrati perdevano la capacità di procreare ma non la virilità. Tuttavia il Sugamosto di Mazzocato è eroe dolente e inquieto. Odia la sua condizione e i suoi genitori. Cerca qualcuno che scriva la sua storia e la porti sul palcoscenico. Il dramma della solitudine e della disperazione. La povertà e l'ambiguità dei rapporti umani. Riuscirà nell'intento in modo inatteso. 12. Rita Monaldi e Francesco Sorti, “Malaparte. Morte come me” (Baldini & Castoldi)
Isola di Capri, agosto 1939. L’Italia è nella morsa del fascismo, la Seconda guerra mondiale è alle porte. Durante uno scintillante party sotto le stelle, zeppo di aristocratici, ufficiali nazisti e miliardari americani, il celebre scrittore Curzio Malaparte, gran rubacuori ed enfant terrible del fascismo, viene accostato dalla polizia segreta di Mussolini: qualcuno lo accusa dell’omicidio di una giovane poetessa inglese, misteriosamente precipitata da un dirupo quattro anni prima – un evento realmente accaduto. 13. Matteo Nucci, “È giusto obbedire alla notte” (Ponte alle Grazie)
Ai margini della Roma che tutti conosciamo, dove il Tevere crea un’ampia ansa prima di correre verso il mare, vivono uomini e donne che sembrano essersi incontrati solo grazie alle rispettive necessità. Fra baracche e chiatte, uniti dalla gestione di una trattoria improvvisata, mentre si alternano in piccoli lavori nei campi e nella guida dei turisti cittadini attratti dai loro lavori arcaici, essi hanno formato una comunità fuori dal tempo e dal mondo in cui oggi siamo abituati a vivere. Già da qualche anno, hanno accolto un uomo in fuga. Lo chiamano tutti «il dottore», perché sembra venuto a offrire le sue cure a chi vive lì. Ma hanno anche intuito che quest’uomo, di quasi cinquant’anni, in realtà si è ritrovato fra loro per curare sé stesso. Qual è il suo passato? Quale il dolore che lo ha strappato alla sua casa? Mentre il respiro del fiume scandisce il tempo della lettura, veniamo attratti nella storia della sua vita, di sua moglie Anna e di sua figlia Teresa, delle sue perdite, del suo coraggio, del suo terrore. Accompagnati da racconti di nutrie, di cani, di animali fiabeschi, dai ritmi della natura che si approfondiscono nel cuore della città, conosceremo tutto di questo indimenticabile personaggio, antico e moderno assieme, e apprenderemo di nuovo come solo il dolore possa spingere l’essere umano alla rinascita. Una rinascita che passa per le mani di donne, e attraversa una notte cui è giusto obbedire. 14. Ferruccio Parazzoli, “Amici per paura” (SEM)
Roma, 1943. Per Francesco la guerra è una cosa da eroi immortali. Nei pomeriggi in cortile con i suoi compagni di gioco, ridà vita agli epici scontri che la chiassosa propaganda del regime racconta nei film e nelle canzoni. Il grande casamento INCIS è il teatro di tutte le loro azioni, il cuore di un’epopea tascabile interpretata con le fionde e gli schioppi di latta al fianco di indimenticabili eroi di carta: Mandrake, Dick Fulmine, Flash Gordon… 15. Fabrizio Patriarca, “Tokyo transit” (66th and 2nd)
Alberto Roi e Thomas Asca si conoscono fin dai tempi dell'università. La loro è l'amicizia dei naufraghi, di chi è diventato maestro nell'ondeggiare senza risolversi. Ma in una Tokyo troppo nitida per poterne fraintendere la fine, e troppo disturbata per mettersi in salvo, c'è bisogno di appigli; anche solo per certificare d'essere persi. E allora Alberto si aggrappa a Motoko, dolente padrona di casa sull'orlo della vecchiezza e monaca delle inquietudini, mentre Thomas, dedito a un colto rapporto con la cocaina, si stordisce di lavoro portando a spasso turisti in astinenza d'emozioni. Accompagnando quattro businessmen americani nel gelo cauterizzato di una giornata di fine 2005, i due avviano la traduzione automatica di un viaggio che diventa transito, di una città che si fa confezione per le sue stigmate. Ne esce un'epopea caustica e bruciante, raccontata con una lingua iperbolica che abbatte a scudisciate i mulini a vento di una contemporaneità fieramente disperata. Perché i giapponesi, parafrasando Kafka, non sono altro che pensieri suicidi nella mente di Dio. 16. Carmela Pierri, “Mangia con gli occhi” (Aracne)
Mangia con gli occhi racconta di una donna a cui il destino ha rubato tre dei cinque sensi:
Con un linguaggio fresco e penetrante, l’autrice trasmette un messaggio di speranza per le persone a cui qualcosa viene tolto, lasciando un vuoto difficile da riempire. Mangia con gli occhi è un positivo messaggio di metamorfosi. Una storia dedicata a tutte le persone che grazie alla bellezza ritrovano equilibrio e gioia. 17. Giorgio Pressburger, “Don Ponzio Capodoglio” (Marsilio)
Nel momento in cui la Romania ancora socialista, in base a un accordo internazionale poco pubblicizzato, lo “vende” alla Germania Federale in quanto cittadino di supposte origini sassoni (ad onta delle varie versioni del suo cognome, che sembrano rimandare piuttosto all’area mediterranea), il nobile spiantato e ingegnere Ponzio Capodoglio, allampanatissimo, viene preso da un’insana mania: vuole conoscere, a tutti i costi, le proprie origini. Comincia così – in compagnia dell’enorme moglie Sieglinde e del gatto Fiocco di Neve, e inseguito (e talvolta preceduto) dall’ambiguo spione-letterato Negrescu – una quantità di viaggi ed esplorazioni che lo portano ai quattro angoli del mondo: rimedierà delusioni, arresti, sguaiate derisioni, espulsioni, bastonate, denunce. E alla fine concluderà che quello dell’origine altro non è che un mito maligno, foriero solo di guai. 18. Nicola Ravera Rafele, “Il senso della lotta” (Fandango Libri)
Nei giorni dispari della settimana Tommaso va a correre. Allena il fiato, svuota la mente. A trentasette anni ha un contratto a tempo nella redazione romana del Corriere della Sera, una fidanzata esigente, e una zia, Diana, della consistenza di una quercia, che l'ha cresciuto da quando, nel 1983, suo padre l'ha lasciato lì, davanti a casa, prima di scomparire nel nulla, nel bel mezzo di un temporale estivo. Già, perché i suoi genitori, Michele Musso e Alice Rosato, da quelle poche informazioni che ha, sono morti in un incidente, ed erano terroristi. A trentasette anni Tommaso è riuscito a costruirsi una vita normale, a non pensare più al suo tormentato passato. Ma quando una mattina il respiro gli s'ingolfa, e un dottore, diagnosticandogli un attacco di panico, gli chiede se sia figlio di quel Michele Musso, che lui ha incontrato a Grenoble nell'84, qualcosa si rompe, come uno strappo in una rete. Perché quella data fa tanto rumore? Quante versioni esistono della stessa cosa? In quale punto puoi ricucirle insieme senza sentire troppo male? Con la mano ferma di chi conduce un'inchiesta e l'eleganza espressiva di chi sa come raccontarla, Nicola Ravera Rafele compone un'opera sinfonica per restituire una vicenda familiare che comincia nel 1969 e arriva fino ai giorni nostri. Romanzo borghese, noir letterario, j'accuse generazionale, "Il senso della lotta" è un libro sul presente che fa i conti con il passato, una storia in cui la ricerca della verità ha un prezzo così alto che alla fine sarà difficile separare la salvezza dalla distruzione. 19. Alberto Rollo, “Un’educazione milanese” (Manni)
“Cerco ponti in cui lo spaesamento e il sentirmi a casa coincidano. E su quei ponti finiscono con l’apparire, teneri e meridiani, i fantasmi che mi riconducono là dove io sono cominciato e dove è cominciata, per me, questa città.” Questa è una ricognizione autobiografica ed è il racconto della città che l’ha ispirata. Si entra nella storia dagli anni Cinquanta: l’infanzia nei nuovi quartieri periferici, con le paterne “lezioni di cultura operaia”, le materne divagazioni sulla magia del lavoro sartoriale, la famiglia comunista e quella cattolica, le ascendenze lombarde e quelle leccesi, le gite in tram, le gite in moto, la morte di John F. Kennedy e quella di papa Giovanni, Rocco e i suoi fratelli, l’oratorio, il cinema, i giochi, le amicizie adolescenziali e i primi amori fra scali merci e recinti incustoditi. E si procede con lo scatto della giovinezza, accanto l’amico maestro di vita e di visioni, sullo sfondo le grandi lotte operaie, la vitalità dei gruppi extraparlamentari, il sognante melting pot sociale di una generazione che voleva “occhi diversi”. A questa formazione si mescola la percezione dell’oggi, il prosciugamento della città industriale, i progetti urbanistici per una Grande Milano, le trasformazioni dello skyline, il trionfo della capitale della moda e degli archistar. Un romanzo autobiografico magistralmente scritto, lo sguardo teso della visione: la storia di una città, di una generazione. 20. Marco Rossari, “Le cento vite di Nemesio” (e/o)
Qual è il segreto della felicità? Nemesio non l'ha ancora scoperto. Vive una vita grigia, ha un lavoro opaco e non parla con il padre da anni. Anzi, per distinguersi dal vecchio, che gli ha dato il suo stesso nome, si fa chiamare Nemo, nessuno. Al contrario il padre, un grande pittore, ha avuto una vita che definire piena è poco: ragazzo del '99, ha partecipato a due guerre mondiali, ha combattuto da partigiano, ha vissuto il futurismo e tutte le avanguardie del secolo, e ha amato tante donne, tra cui quella con cui ha concepito Nemo, quando aveva già superato i settant'anni. E ancora non molla. Allo scoccare del Duemila e di una grande mostra retrospettiva per i suoi cent'anni, il vecchio maestro ha un malore che costringe il figlio a recarsi al suo capezzale. Nemo non sa che sarà l'inizio di un viaggio fantastico: grazie a una serie di oggetti portentosi, nel corso di una settimana rocambolesca, Nemo rivivrà le cento vite di un padre sconosciuto, di un mondo lontanissimo eppure vivo, di un amore lungo tutto il Novecento. La storia di un uomo che ha visto tutto e di uno che non ha visto niente, ma anche di un secolo e di una settimana. 21. Lodovica San Guedoro, “Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé” (Felix Krull)
"Pastor che a notte ombrosa nel bosco si perdé..." racconta con un tono sommesso, delicato e poetico, di sorprendente sincerità, una storia d'amore del tutto non convenzionale, nata in autunno tra una scrittrice non più giovane e sposata e un conducente della U-Bahn, ancora giovane e sposato, fuggito, ragazzo, dalla Bosnia in guerra. Lei è atea, lui maomettano, lei è colta, lui non lo è, lei è emancipata, lui in bilico tra retaggio e modernità... Per quanto li accomunino freschezza di spirito, giocosità e trasgressività vitalistica, per quanto siano fortemente attratti l'una dall'altro, arrivare a una fusione delle anime, che consenta loro di raggiungere un'unione fisica, si rivela perciò un'avventura molto intricata, un'impresa piena di peripezie, di equivoci, di dolori, di felicità e di colpi di scena. 22. Vanni Santoni, “La stanza profonda” (Laterza)
Una piccola città di provincia, un garage. Un gruppo di ragazzi che ogni martedì si incontra per giocare di ruolo. Per vent'anni, mentre fuori la vita va avanti, il mondo cambia, la provincia perde di senso e scopo. Desiderio di fuga o forma di resistenza? Quel continuo tessere mondi prende i contorni dell'opposizione a una forza centripeta che, come il "Nulla" della Storia infinita, divora il fuori, vaporizza la città, il paese, le relazioni, le vite. Un romanzo ibrido, tra il memoir e l'affresco sociale, per raccontare la storia di un passatempo nato esso stesso in un garage e arrivato a gettare le basi non solo di un immaginario divenuto egemone ma anche di una parte consistente della realtà che viviamo ogni giorno semplicemente usando Internet. 23. Luigi Sardiello, “Il punto che non conosco” (Licosia)
Tre generi letterari diversi. Due continenti. Una storia privata che si intreccia con la Storia del nostro paese. Un tango lungo trent'anni, struggente e appassionato, sul ring della vita. Tra melò e noir, tra realismo magico e fantapolitica, l'avventura di un uomo che è "facilissimo ferire, quasi impossibile fare arrendere". 24. Tito Schipa Jr., “Orfeo 9 – Then an Alley” (Argo)
Un adolescente melomane, la scoperta di Bob Dylan, l'invenzione dell'Opera Rock, l'evento epocale al Piper Club di Roma, il progetto mancato su Porgyand Bess, la serie di incredibili coincidenze che portarono a Orfeo 9, la "rivoluzione di velluto", l'azzardo psichedelico, la palude discografica, il cast stellare, la lotta contro la censura radiotelevisiva, gli anni dell'oblio, la rinascita e la consacrazione di un culto dello spettacolo musicale italiano di fine secolo. 25. Gianni Tetti, “Grande nudo” (Neo)
Il destino dell'uomo è segnato. Anche la terra sembra saperlo. Si apre, poi mastica e inghiotte, affamata. Tempi di guerra, di carestie e vendetta. Non c'è scampo agli attentati che si susseguono in città né rimedio ai fondamentalismi verso i diversi, non c'è salvezza dalle nubi tossiche né speranza nella misericordia umana. C'è solo una possibilità. È scritta nel vento. E porta un nome: Maria. La riscossa degli ultimi parte da una Sardegna infetta, un'isola/mondo in cui i cani governano e un pescatore affetto dal morbo guida un'orda stracciata verso la terra promessa. Un romanzo corale, esploso, torrenziale, i cui protagonisti mostrano il cuore feroce di un'umanità alla deriva. Il libro più oscuro, spietato e conturbante di Gianni Tetti. 26. Alberto Toso Fei, “Orientalia. Mille e una notte a Venezia” (Round Robin)
In una "Mille e una notte" veneziana Saddo Drisdi, l'ultimo turco rimasto a Venezia, con i suoi racconti di principesse e corsari, sultane e dogi, santi e guerrieri, incanta sette bambini sfuggiti agli austriaci ed entrati di soppiatto nel Fondaco dei Turchi, ora in disfacimento. È il 1838 e la città è sotto la dominazione Austro-ungarica: dei fasti della Serenissima resta ben poco. Il vecchio raccoglie i bambini attorno a sé per raccontare le infinite storie tra veneziani e ottomani, fatte di battaglie cruente, amori passionali, rapimenti di donne, santi trafugati e malfattori tramutati in pietra; vicende secolari tra la Serenissima e la Sublime Porta, tra Venezia e Costantinopoli, sospese tra mito e storia. Orientalia è un racconto seducente ammantato di leggenda che restituisce al lettore, con precisione storica, personaggi e luoghi di una Venezia (forse) perduta. 27. Claudio Volpe, “La traiettoria dell’amore” (Laurana)
L'impatto della lamiera con il corpo di una giovane donna è un dolore sordo, che cambia per sempre la vita di Giuseppe, di sua sorella Andrea e di Sara. Andrea è una tatuatrice e ama Sara, ragazza con un passato di prostituta alle spalle. Sono trascorsi molti anni senza che Andrea vedesse suo fratello, da quella volta in cui Giuseppe l'ha abbandonata, incapace di accettare la sua omosessualità. Fuggono insieme per ritrovarsi e riabbracciarsi più forti di prima, in bilico tra la legge del cuore e la legge della società, proprio come nel mito di Antigone. Nel buio più fitto una via di salvezza c'è sempre ed è quella traiettoria che solo l'amore sa disegnare nella vita di ognuno di noi.
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© Alessandro Grippo |